giovedì 20 ottobre 2016

Step 07: I colori nel cinema

il colore nel cinema è un'aspetto fondamentale, proprio per il fatto che quest'ultimo è basato sulla visione di una sequenza di immagini.
Anche questa volta non trovando l'ardesia direttamente coinvolta, andremo ad analizzare il colore grigio in generale.
Prima dell'avvento dei filmati a colori, essi venivano proiettati in scala di grigi o più semplicemente in bianco e nero (b. e n.). In questo modo, grazie alla diversa intensità del grigio nelle varie parti dell'immagine, si riuscivano a distinguere i soggetti dell'immagine proiettata.

Il b. e n. è stato per circa quattro decenni una semplice mancanza dovuta a una tecnologia imperfetta.
Nelle teorie del cinema, formaliste e realiste, sviluppatesi a partire dagli anni Trenta, il b. e n. non rappresenta un problema in sé, né dal punto di vista estetico, né da quello della percezione: è piuttosto dato per scontato, divenendo materia di dibattito solo con l'avvento del colore.
Secondo Arnheim "l'accettazione di un mondo in bianco e nero" si spiega con "il fenomeno dell'illusione parziale" cui si è soggetti al cinema come a teatro, ossia con il fatto che ci si cala nella rappresentazione mantenendosi però sulla soglia di coscienza. Nello spettatore avverrebbe una "compensazione inconscia", quella stessa per cui nella realtà non vengono registrati nella loro interezza i cambiamenti di prospettiva che riguardano ogni oggetto esteso in profondità proprio perché li si compensa inconsciamente. Sergej M. Ejzenštejn si spinge oltre, facendo cioè non dello spettatore ma del cinema stesso il soggetto della compensazione: per lui il colore materializza una "tendenza" o un "bisogno" espressivo già presenti nel cinema in bianco e nero. I colori hanno avuto comunque una funzione essenziale nella composizione dell'immagine in b. e n., in quanto la luce "attecchisce" diversamente su un giallo o su un verde.

Le teorie più recenti insistono sulla funzione costruttiva più che ricettiva dell'occhio, e dunque sulla differenza fra percezione naturale e cinematografica. Il b. e n. rappresenta uno dei segni più evidenti di questa artificialità si può quindi dire che esso è a sua volta un codice, un aspetto della convenzione, oppure delle tracce lasciate dalla realtà sulla celluloide. In ogni caso il b. e n. trasfigura la realtà, la stilizza, la rende evidente per sottrazione. E può esasperarne il grigiore o mitizzarla fino a renderla fantasmatica: come accade per i volti degli attori che, disincarnati, diventano pure linee, concentrati d'espressione.


infine si può dire che il grigio essendo un colore molto significativo può essere ancora presente nel cinema a colori, soprattutto nello sfondo, magari costituito da un cielo nuvoloso, da una catena montuosa, da una strada interminabile o da un muro di cemento.

Sempre per la sua significatività possiamo anche ritrovarlo in un titolo di un film, come ad esempio "Cinquanta sfumature di grigio".

Fonti:
Bianco e nero - Treccani
       

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